lunedì, febbraio 09, 2009

Fiori da sfiorare (di Massimo Di Quirico)

Un nuovo disco di Maurizio Ferrandini è sempre un piccolo nuovo mondo tutto da scoprire.Ma prima di parlare dei testi, forti e pregnanti di riflessioni come da consuetudine per un lavoro di Ferrandini, faremo un’eccezione e inizieremo dalla musica. Sono infatti i mirabili arrangiamenti di questo lavoro che colpiscono maggiormente al primo ascolto. La straordinaria ricchezza delle sonorità musicali, magistralmente curate, mostrano le superbe potenzialità del musicista: il tutto è opera del solo Maurizio, che anche stavolta se la suona, se la canta (e se la arrangia), il tutto con le sue proprie forze. Un mostro di bravura! Maurizio si diletta anche nel creare degli ottimi video dei suoi pezzi, visualizzabili sul suo canale youtube. Un artista poliedrico a cui si aprono una molteplicità di strade.
Venendo ai contenuti di “Fiori da sfiorare”, le canzoni del disco alternano riflessioni talvolta dolorose a momenti di eccellente poesia sui casi della vita e sui rapporti tormentati con le donne, con una prevalenza di toni teneri e romantici insolitamente spiccata rispetto ai dischi precedenti. Questo percorso genera pezzi come “Strano nonsochè” e la dolcissima “Ci sei”, mentre “Rimani in braccio a me” e la splendida “Non fa più male” toccano con dolcezza il tema delicatissimo della violenza sui minori e sui traumi psicologici conseguenti, per superare i quali occorre forza di volontà (“I lividi blu devi curarli tu”) e l’aiuto delle persone care. La tematica del mondo dell’infanzia fornisce lo spunto alla copertina coloratissima e floreale, in cui Maurizio coccola una graziosa bambina, al titolo stesso e al pezzo introduttivo, “Bambine di salvare”.All’interno della copertina troviamo poi delle belle frasi sui bambini appositamente scritte per questo disco da amici artisti, fra cui Finardi, Freak Antoni e Nascimbeni. Ma il cantautore discostante che ruggisce dentro si fa sentire prepotentemente e non mancano nel disco i momenti di rabbia, come in “Cosa c’entri col rock?”, in cui Maurizio fa ringhiare come un mastino la sua Stratocaster contro l’ipocrisia dei dilettanti del rock, che sotto la maschera da “duri e puri” nascondono il vuoto (“Bella chitarra / bella faccia da uno che la canta chiara / bel paio di scarpe / bella maglia con stampato Che Guevara / assieme ai topi in cantina hai già finito tutta la tua polverina / ma cosa c’entri col rock?”)Gli altri brani più “arrabbiati”, sia musicalmente che nei contenuti, sono “Dio denaro” e “Usami”, che attacca l’arroganza di certe donne che ritengono di poter disporre di qualunque uomo grazie alla loro presunta avvenenza (“ti avvicini un po’ a chiunque però guardi me / ma non hai capito ancora che il gioco lo gioco anch’io / ma da ben prima di te”)
“Amore elettrico” è un’amara riflessione sui casi della vita che ci portano lontano dagli affetti, mentre “Giovane interessante” è un pezzo ironico ma velato di contrarietà, introdotto dall’irresistibile Freak Antoni, fondatore degli Skiantos e capostipite del rock demenziale. Maurizio canta in questo pezzo il disagio di chi, pur avendo fornito ampia prova del suo talento, si ritrova non più giovanissimo a cercare di ritagliarsi degli spazi nel triste panorama cantautorale nostrano, come un emergente qualsiasi.Il disco si chiude con due bonus tracks, fra cui “Il dj non suona” che ha fruttato a Maurizio alcuni prestigiosi passaggi televisivi su Italia 1, ma prima di chiudere merita una menzione speciale l’originalissima “Le donne vogliono ballare”, composta da tre momenti intensi: una parte iniziale di pura poesia, un gustoso assolo di chitarra elettrica e infine le riflessioni finali sussurrate (“...Cosa vuoi più di quello che hai? / Vorrei ciò che non ho avuto / Vorrei la serenità...”) a suggello di questo percorso artistico e umano che segna un’altra tappa verso la consacrazione di questo artista.Nell’era del bombardamento dell’informazione e della musica usa e getta, il consiglio è di accantonare tutto il resto per una settimana e ascoltarsi attentamente le 17 perle di "Fiori da sfiorare". E' come un liquore sopraffino, da gustare con calma fino all'ultima goccia.
Massimo Di Quirico.

COSA C'ENTRI COL ROCK (The clip)

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