lunedì, ottobre 03, 2011
LA MORTE DEL DISCO(di Massimo di Quirico)
La morte del disco Eastrock 2011 cd più libro allegato downlodabile dal sito www.maurizioferrandini.it
L’album consta di tredici brani, alcuni dei quali pubblicati in precedenza come singoli sul web, ma riveduti e rimasterizzati per l’occasione.
Il pezzo di apertura che dà il titolo all’album, “La morte del disco”, affronta le tematiche già ampiamente discusse fin qui. Maurizio denuncia con amara ironia la mercificazione del prodotto cd, relegato fra gli scaffali dei supermarket, in offerta speciale assieme al dentifricio e alla verdura, ma poco attraente:
“ho tante cose che devo comprare ma la musica si può scaricare”.
Oggi bastano pochi click su internet per avere musica in abbondanza. La quantità è più importante della qualità: l’odierno consumatore di musica non ha il palato troppo fino: “il mio cliente non ha pretese, vomita”
A mitigare l’amarezza che il testo ci fa nascere nel cuore, ci pensano il ritmo indiavolato del brano, un’orazione funebre celebrata a tempo di rock, e il sontuoso pezzo successivo, “Può solo andare meglio”, che ci regala un’infusione di ottimismo, un invito a non lasciarsi andare dopo aver toccato il fondo, ma a reagire con forza perché “le cose devono cambiare, può solo andare meglio”. E’ questo un pezzo tipicamente ferrandiniano o forse dovremmo dire discostante, usando un termine coniato dallo stesso Maurizio e ormai divenuto il suo segno distintivo. In questa canzone l’autore manifesta l’insofferenza per tutto ciò che è etichetta, convenzione, compromesso. Un uomo e un artista fuori dagli schemi.
“Cosa vorresti indietro ?” è il momento più alto dell’album. Chi non ha mai sognato almeno una volta di poter riavvolgere il nastro del tempo passato per cambiare una decisione presa, un episodio, un momento della sua vita, o poter rivedere una persona amata, una casa, un posto che non ci sono più ?
Il tema è affascinante e Ferrandini lo svolge mirabilmente, suscitando nell’ascoltatore struggenti e malinconiche nostalgie proustiane, immagini, momenti, emozioni ripescate nell’archivio dei ricordi di un’età perduta per sempre.
“Cosa vorresti indietro se tu fossi stato una farfalla
Il tuo ultimo giorno da bruco oppure il primo da regina gialla?
Cosa vorresti indietro se fossi solo dentro a una stanza
I tuoi giocattoli da bambino oppure avere una donna vicino?”
Continuando l’ascolto nell’ordine sequenziale della playlist, ci imbattiamo in una bella canzone, dolce e romantica, “Il bisogno di te”. L’uomo si scopre fragile, lui e non la donna è il sesso debole, e confessa senza timori e senza ipocrisie la propria dipendenza da lei. Si pensi a quanto questo strida con lo stereotipo di uomo macho che ci viene proposto dalla tv. Un uomo onesto e intelligente non si lascia plagiare dai modelli e non ha vergogna ad ammettere di non poter fare a meno della donna amata, abbandonandosi a un impulso irrazionale:
“il bisogno di te che la fa da padrone e non ha una stagione e non sente ragione
Il bisogno animale di stare con te”.
Questa non è l’unica canzone d’amore dell’album. La tematica, come si conviene a Ferrandini, è sempre affrontata in maniera originale, squisitamente poetica e senza mai cadere nel banale o nel melenso, rischio sempre in agguato quando si affrontano le questioni di cuore.
Gli altri due episodi sono “L’amore è un’altra cosa”, che racconta poeticamente lo stato d’animo distrutto dalla fine di una storia, e l’intensa “Esci dall’acqua”, uno dei pezzi più riusciti di questo lavoro. La canzone invita a godere del presente, ad abbandonarsi al sogno quando si può e finché si può, hic et nunc:
“Esci dall’acqua esci dall’acqua amore mio prima che sia davvero troppo tardi
e tu corra il rischio di non trasformarti
esci dall’acqua amore per chi ti vuole in un’altra dimensione
un sogno a volte dura poche ore e poi non torna più.”
“Chi non mente mente” è un attacco ironico alle mode e ai simboli più deteriori della nostra società: la tv, il botox, le droghe, i “fenomeni” del pop. Anche questo è un brano che “tira” in modo pazzesco, e il ritornello continua a mulinare in testa dopo l’ascolto.
La sequenza della playlist ci porta a “Sono un mostro”, in cui Maurizio ribadisce la propria natura di uomo contro, scomodo, discostante, incapace di vendersi, di scendere a compromessi, di omologarsi agli schemi in cui il Potere lo vorrebbe inquadrare:
“per il nostro stato sono un imprevisto, una creatura da cancellare”.
La stratocaster di Ferrandini dà il meglio di sé nell’aggressiva “Sposa una rockstar”, ma la palma del brano più “arrabbiato”, sia nella musica che nel testo, spetta a “Stanco di subire”, in cui Maurizio si scaglia a testa bassa e con violenza contro il sistema delle raccomandazioni, la corruzione, le droghe, la violenza, la pedofilia, gli scandali sessuali. Solo Maurizio e pochi altri hanno l’ardire di scrivere pezzi così coraggiosi. Anche per questo lo amiamo. Chi conosce l’opera di Ferrandini coglierà una serie di autocitazioni di suoi brani di repertorio nella parte finale della canzone.
Con un ritmo più lento, ma con la medesima irriverente audacia ecco “Pornomovimento”, un altro brano che con sottile e velenosa ironia prende di mira gli scandali sessuali che la cronaca ha portato alla ribalta. Maurizio non fa sconti a nessuno: ci sono dentro un giudice, un ministro, un presidente, il vaticano.
Il rischio contro cui Ferrandini ci mette in guardia è di lasciarsi fagocitare dal sistema, assuefarsi allo stato delle cose fino a non sorprendersi più di niente e accettare per normale ciò che invece dobbiamo continuare a considerare inaudito.
Siamo quasi giunti al termine di questa ora in compagnia della voce e delle chitarre di Maurizio, ma la playlist ci riserva altri due pezzi da novanta. “Non si finisce” è un brano che lascia il segno già al primo ascolto. Nonostante le difficoltà, le diffidenze, l’ostilità che ci circondano, nonostante l’aria che respiriamo sia appestata dal tanfo nauseabondo dell’ipocrisia, la nemica numero uno, nonostante tutto e tutti:
“non si finisce di amare, non si finisce di sognare…
non si finisce mai di accrescere l’impero
perché sei re se ami davvero”
E ci auguriamo che non finisca mai l’entusiasmo e la passione che Maurizio riversa nelle sue canzoni.
Dopo questo nuovo e graditissimo segnale di ottimismo, l’album si chiude con il cameo de “L’ultimo fiore”, un gioiello breve ma intenso e toccante, un omaggio alle persone amate che ci hanno lasciato. Solo adesso la chitarra elettrica tace rispettosamente a sottolineare la sacralità del momento.
Massimo di Quirico
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